martedì 14 aprile 2020

Editoriale Anno IV, 7-8, 2011, di Mario Panarello


Anno IV, nn. 7-8, gennaio – dicembre 2011

Editoriale


di Mario Panarello

SULLA VIA DEL RISCATTO


Afflitta da una congerie di problemi di varia natura che costituiscono il freno per uno sviluppo coerente all’interno di un contesto socio culturale ricco di scambi internazionali sempre più fluido, la Calabria prosegue a rilento, non senza macroscopiche contraddizioni, la via verso il riscatto della propria identità artistica. La scollatura fra l’urgenza di un recupero attento in ogni settore delle arti e l’effettiva attenzione riservata ai beni culturali del nostro territorio da parte di quanti sono chiamati non solo alla tutela, ma ad una coerente valorizzazione del patrimonio, si avverte sempre di più. Sarebbe certamente arduo ricercare le complesse ragioni di una tale disfunzione, aggravata oggi senza dubbio da una crisi economica in relazione alla quale la necessità del recupero materiale e culturale del patrimonio artistico parrebbe non prioritaria. Tuttavia, i problemi che creano gli effettivi vincoli sono e continuano ad essere principalmente endemici ad un paese che ancora stenta a strutturarsi, assorbito da interessi economici oltre ogni ragionevole bisogno, dove è imperante la speculazione e l’indolenza, imbrigliato da conflittualità inutili, alimentate dall’ignoranza e da logiche irrazionali, dove la sensibilità è un valore di pochi, spesso appannaggio di quelli che non contano. Con questa consapevolezza ci accingiamo a pubblicare, con una naturale fatica che giustifica il ritardo considerevole, rispetto ai tempi di stampa previsti, un altro numero doppio della rivista Esperide dedicata alla conoscenza dei beni culturali calabresi, ovviamente vittima delle molteplici dinamiche negative che segna non il nostro territorio, poiché anche quanti se ne occupano non dimostrano un’adesione sincera e anzi preferiscono il silenzio alla produttività, alimentando equivoci, conflitti, critiche sterili in un gioco di adesione ad inutili partiti che sembrano clonare più che le improduttive contrapposizioni della politica attuale, giochi infantili diretti a conservare primati fittizi. Per fortuna la ricerca offre soddisfazioni che sembrano neutralizzare ogni conflitto, soprattutto quando ci si rende conto dell’importanza scientifica della stessa. La rivista ha una vocazione particolare: quella di raccogliere le tante voci sparse nel territorio che con spirito di sacrificio e abnegazione investono energie per fare affiorare la bellezza nascosta. In particolare, un deterrente anche per lo sviluppo di un’autocoscienza estetica proiettata sullo spazio urbano è il forte degrado che investe le nostre architetture storiche. Fortunatamente, c’è chi si prodiga a valorizzare architetture, completamente in rudere, modificate e spesse volte decontestualizzate perché inserite in un tessuto degradato che progressivamente va perdendo la sua identità, oppure manufatti artistici frammentari e pesantemente alterati. Per molti casi solo attraverso l’analisi di alcuni documenti è possibile restituire ai luoghi l’originaria facies, facendone riemergere l’essenza, le ragioni e il significato. L’isolamento di un’opera rispetto alla sua collocazione e alla sua condizione storica sembra essere un comune denominatore di molti centri che hanno perso non soltanto gran parte del patrimonio, ma la documentazione stessa necessaria per ricucire le parti di un tessuto ''sfibrato'' che non rivela più il complesso intreccio che un tempo unificava le manifestazioni artistiche. In questa situazione non certo esaltante il lavoro di recupero da parte di studiosi non necessariamente ''affermati'', ma spinti da un sincera passione, spesso soffocata da un sistema viziato, diventa essenziale per gli obiettivi che la rivista intende perseguire. L’indagine delle diverse manifestazioni artistiche, da quelle più auliche a quelle popolari, rappresenta un fattore di conoscenza di un humus culturale che nel corso della storia si è sedimentato, costituendo il substrato della nostra cultura. Accanto allo studio delle opere di maggiore rilievo appare necessario guardare con attenzione nuova le manifestazioni apparentemente minori che non sempre manifestano una ingenuità espressiva, ma esprimono temi e significati di linguaggi colti, con la consapevolezza che anche un piccolo frammento recuperato è fonte di ricchezza per una realtà così disgregata ma il cui recupero è sicuramente necessario per comprendere meglio anche le dinamiche ''della grande storia''.

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