lunedì 13 aprile 2020

Editoriale Anno III, 5-6, 2010, di Domenico Pisani

Anno III, nn. 5-6, gennaio-dicembre 2010

Editoriale

di Domenico Pisani

POLITICA, CULTURA, SOCIETÀ: UN TRIANGOLO SPEZZATO


Mi accingo a scrivere queste brevi note introduttive consapevole che ben pochi le leggeranno: lo faccio perché, dopo aver assunto l’incarico di Coordinatore del Comitato Scientifico di questa rivista, ne ho sentito subito il peso ed è pertanto doveroso esprimere il mio pensiero. Purtroppo una politica miope priva molte iniziative legate alla Cultura della possibilità di attingere a finanziamenti pubblici, che vengono, però, profusi a piene mani per tutto ciò che può facilmente tradursi in voti e clientele. Abbiamo dovuto prendere atto che non è ritenuto opportuno finanziare iniziative “di nicchia”, fruite da poche persone e, anche se non si possono dare tutti i torti ad assunti come questo, si può, tuttavia, argomentare che in Calabria non c’è un’altra rivista che si occupi esclusivamente di studi sulla storia dell’arte e della valorizzazione del suo patrimonio artistico in modo scientifico. E questo perché sono purtroppo in molti a pensare che l’arte in Calabria sia legata solo al nome di Mattia Preti e che tutto il resto sia riconducibile ad arti minori prodotte dalle classi subalterne. L’intento è, dunque, quello di far capire, anche catturando l’attenzione di un pubblico non specializzato, che questa terra non desta solo interessi pittoreschi o antropologici ma possiede un cospicuo numero di opere da tutelare e divulgare tramite una rigorosa ricerca storica e artistica. Molti studiosi sanno quanto sia difficoltoso viaggiare per i paesi della nostra regione e doversi arrabattare per trovare chi possa aprire chiese perennemente serrate, spesso ricche di capolavori misconosciuti, o districarsi lungo una rete di musei chiusi o quantomeno non regolarmente fruibili. Come si possa puntare, in queste condizioni, sul turismo culturale – che non è solo uno slogan per politicanti ma una delle risorse che questa terra potrebbe pienamente e concretamente sfruttare – è cosa misteriosa! L’intento non è, dunque, quello di fare una rivista infarcita di intellettualismi o piena di ragionamenti asfittici, frutto di una conventicola di monomaniaci dell’arte o con fini di lucro (Dio guardi! Chi fa questo mestiere per mero studio sa che nessuno si è mai arricchito, anzi...) oppure uno specchio di Narciso per chi voglia scrivere con lo scopo di partecipare ad una delle tante premiopoli istituite per appuntarsi medaglie di cartone sul petto. E non è, altresì, una conventio ad excludendum per altri studiosi, ma vuole proporsi come una palestra per i giovani specialisti che magari provengono dalla nostra Università – privi di sbocchi occupazionali e di supporti che gli consentano di percorrere la strada della ricerca – o un modo per far sì che archeologi, architetti o storici dell’arte “di lungo corso” abbiano la possibilità di confrontarsi e di mettersi in discussione. I saggi pubblicati, infatti, non vogliono lanciare proclami e non propongono soluzioni a problemi artistici con verità rivelate, ma possono essere spunti per riflessioni più ampie o punti di partenza per studi futuri, al di là di facili schematismi o di uno sterile gusto dialettico. Il fine ultimo è la sopravvivenza di questa pubblicazione: esorto quindi chi mi legge a proporla e a diffonderla con lo scopo di far conoscere il patrimonio storico-artistico della nostra regione con rigore metodologico e non solo con meri scopi divulgativi.

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