martedì 7 aprile 2020

Esperide a. VIII, nn° 15 - 16, 2015


Disponibile il volume della rivista numero 15-16, anno VIII.

Editoriale 
di Mario Panarello

Il luogo comune che predomina nella collettività calabrese è quello di una regione povera, quasi carente di beni artistici di rilievo. Tale pensiero ha le sue radici in una molteplicità di fattori; da un lato l’oggettiva perdita e “frammentazione” del patrimonio ha originato un disorientante vuoto identitario, che stenta ad essere recuperato a causa di un distacco troppo lungo e sofferto fatto di traumi collettivi storicizzati i quali hanno lasciato segni indelebili nella cultura e nella mentalità più diffusa: dai terremoti ai grandi stravolgimenti politici, alle allarmanti situazioni economiche che anche nei loro risvolti positivi hanno segnato non sempre in maniera edificante la storia del territorio. La conseguenza è stata il non riconoscimento da parte della collettività della valenza storica del bene sopravvissuto, e al contrario ha determinato il consolidarsi di alcuni distorti luoghi comuni, difficili da scardinare. Tale distacco non può che essere colmato con una lenta e sofferta riconquista di figure di artefici, di opere, di testimonianze e soprattutto di nessi con le articolate situazioni artistiche d'Italia e del rapporto con gli altri centri del Mediterraneo; relazioni e nessi che porterebbero alla ribalta le testimonianze superstiti, non come brani di una microstoria circoscritta, ma come elementi di una realtà più complessa, poiché incanalate in quel flusso di scambi culturali che hanno interessato l’intera penisola, con esiti e risvolti sempre differenti, non privi di sorprese anche lì dove hanno prevalso aspetti più artigianali e meno colti. Pertanto il recupero di piccoli tasselli di storia dell’arte attraverso vere e proprie “conquiste” documentarie, ritrovamenti archeologici, analisi critiche (che tentano di ricucire le istanze culturali e stilistiche in merito alla genesi dei manufatti, nonché la riscoperta di nessi linguistici), possono fornire spunti, aprire inaspettati campi di indagine su opere e personalità apparentemente sparute, che potrebbero apparire decontestualizzate e prive di senso, ma che in molti casi hanno collegamenti con i principali centri di elaborazione artistica. Da un lato è necessario dunque il recupero o la riconsiderazione di brani documentari, dall’altra il rinvenimento critico delle testimonianze materiali della storia, all’interno della storia stessa e non al di fuori di essa. Purtroppo tutto ciò è aggravato da una condizione di studio non sempre ideale, svolto su un terreno impervio e scivoloso; non dimenticando che non è attraverso verità assolute che si recuperano i brani della storia, ma mediante tentativi che si basano non solo sui dati certi, ma soprattutto sugli aspetti linguistici e semantici delle opere. Il tentativo di questa rivista vuole proprio andare verso questa direzione perseguendo l’obiettivo principale di far conoscere le opere sparse nel nostro non facile territorio, al fine di contribuire al consolidamento di una consapevolezza collettiva, spesse volte distratta e distaccata. Da questo nuovo numero la rivista si fregia di un nuovo gruppo scientifico di riferimento composto da un comitato direttivo che comprende nomi di rilievo del panorama culturale artistico italiano, da un rinnovato comitato scientifico che attende alla lettura e alla revisione dei contributi in base alle specifiche competenze, rafforzato dalla presenza di referees segreti e coadiuvato da un folto gruppo di lavoro redazionale. Inoltre i contributi saranno accompagnati da abstract in lingua inglese, mentre una riveduta veste grafica, con una più attenta corrispondenza tra il testo, le note e lì dove possibile anche con le immagini, caratterizza questo numero.

Abstract 

• Roberto Spadea, Francesco Cristiano, Carmelo Colelli, Un sito pluristratificato nella valle del Corace.
Nel 2008, durante gli scavi connessi alla costruzione della nuova sede della Regione Calabria (la cosiddetta "Cittadella Regionale"), è stato scoperto un importante sito archeologico. L’area si trova nell’istmo di Sant’Eufemia e potrebbe essere stata interessata dalla viabilità antica che collegava il mar Ionio alla costa tirrenica nella parte più stretta d'Italia. Durante gli scavi sono stati parzialmente riportati alla luce una struttura preistorica, una necropoli greca, un edificio rettangolare e una villa romana.

A long life site in the river Corace valley.
In 2008 during rescue excavations connected to the construction of the new headquarter of Regione Calabria building (the so-called “Cittadella Regionale”), a very interesting archaeological pattern have been discovered. The area lies in the Sant’Eufemia isthmus, and should be probably related with an ancient road connecting the Ionian to the Tyrrhenian Coast in the narrowest part of Italy. During excavations a prehistoric structure, a Greek necropolis, a rectangular building and a roman villa have been partially excavated.



• Pasquale Faenza, Precisazioni sul crocifisso in marmo della cappella dell’Annunciata di Bagaladi e sulle committenze artistiche della valle del Tuccio nel corso del Cinquecento.
Attraverso la rilettura dei documenti d’archivio connessi alla perduta cappella dell’Annunziata di Bagaladi (RC), l’autore ripercorre le vicende storiche del Crocifisso marmoreo, trasferito nel 1937 nella chiesa di San Teodoro Martire, insieme al gruppo scultoreo dell’Annunciazione, del 1504, unanimemente attribuito ad Antonello Gagini. Grazie ad una più accorta analisi della visita pastorale, condotta dell’arcivescovo reggino Annibale D’Afflitto, nel 1595, si evince, infatti, che a commissionare il Crocifisso fu il prete italo-greco, Luigi Verduci, nato nella vicina San Lorenzo, nel 1543, e divenuto abate della chiesa dell’Annunciata di Bagaladi, certamente agli inizi degli anni Sessanta del XVI secolo, periodo a cui potrebbe ascriversi il manufatto marmoreo, citato per la prima volta nel 1595. Nel posticipare l’opera d’arte di un decennio, rispetto a quanto formulato precedentemente, Pasquale Faenza ritiene quindi più opportuno attribuire il Crocifisso ad uno scultore della bottega dei Mazzolo, all’epoca oramai gestita dal figlio di Giovambattista Mazzolo (attivo tra il 1512 e 1554), Giovandomenico, documentato, tra la Calabria e la Sicilia, tra il 1533 e il 1577. A tal fine lo studioso propone confronti stilistici con il corpus di manufatti artistici, assegnato dalla critica alla tarda attività di questa prolifica impresa di scultori carraresi, in particolare con la statua del San Rocco, della chiesa omonima di Scilla (RC), di cui propone, una datazione agli anni immediatamente successivi alla peste del 1577, e con la scultura della Madonna con Bambino, della Matrice di Santa Maria delle Neve di San Lorenzo (RC), realizzata probabilmente tra il Quinto e il Sesto decennio del XVI secolo per la chiesa della Madonna del Pilar, forse per conto di un membro degli Abenavoli di San Lorenzo, beneficiari dell’edificio ancora nel 1597.

Study on the marble crucifix of the chapel of the Annunciata of Bagaladi and on the artistic commissions of the Tuccio valley during the sixteenth century.
Thanks to a deep reading of the archival documents related to the lost chapel of the Annunciata of Bagaladi (RC), the author describes the historical events of the marble Crucifix, transferred in 1937 to the church of San Teodoro Martire, together with the sculptural group of the Annunciazione, sculpted in 1504 and unanimously attributed to Antonello Gagini. Thanks to a more careful analysis of the pastoral visit conducted by the archbishop of Reggio Annibale D’Afflitto, in 1595, it is quite clear that the Crucifix was commissioned by the Italian-Greek priest Luigi Verduci, born in the nearby town of San Lorenzo in 1543, and appointed abbot of the Church of the Annunciata of Bagaladi at the beginning of the sixties of the sixteenth century, period to which the marble artefact could be attributed because it was mentioned for the first time in 1595. In postponing the work of art of a decade, compared to what previously formulated, Pasquale Faenza therefore considers more appropriate to attribute the Crucifix to a sculptor from the Mazzolo bottega, at that time managed by Giovambattista Mazzolo’s son (active between 1512 and 1554), Giovandomenico, documented between Calabria and Sicily, between 1533 and 1577. To this end, the scholar proposes stylistic comparisons with the corpus of artistic artefacts, assigned by the critics to the late activity of this prolific bottega of Carrara sculptors, in particular with the statue of San Rocco, of the homonymous church of Scilla (RC), of which he proposes, a date to the years immediately following the plague of 1577, and with the sculpture of the Madonna with Child, of the chiesa Matrice di Santa Maria delle Neve of San Lorenzo (RC), probably built in the middle of the sixteenth century for the church of the Madonna del Pilar, perhaps on behalf of a member of the Abenavoli family of San Lorenzo, beneficiaries of the building still in 1597.



• Mario Panarello, Due inedite sculture della tarda maniera in Calabria: una Madonna delle Grazie di Rinaldo Bonanno e un Cristo risorto della bottega dei Calamech.
Il contributo è imperniato sull’attribuzione di due inedite opere scultoree in marmo: la Madonna delle Grazie della chiesa di San Giorgio ad Oriolo del 1581 e l’altorilievo del Cristo Risorto di Laureana di Borrello databile attorno all’ottavo decennio del XVI secolo. Attraverso un’analisi stilistica del brani identificati, lo studioso indica il loro ambito di provenienza, Messina, proponendo di individuare gli artefici in due scultori del tardo manierismo meridionale, Rinaldo Bonanno per la statua di Oriolo e Andrea Calamech per il rilievo di Laureana. Accanto all’analisi attributiva viene offerta una lettura iconografica dei brani, opportunamente contestualizzati nella cultura artistica della controriforma cattolica e in particolare vengono proposti i nessi figurativi e stilistici con la coeva produzione pittorica. 

Two new sculptures of late mannerism in Calabria: a Madonna of the Graces by Rinaldo Bonanno
and the Resurrection of Jesus by the Calamech workshop.
This contribution is based on the attribution of two unpublished marble sculptural works: the Madonna delleGrazie of the church of San Giorgio at Oriolo datable on 1581 and the high relief of the Resurrection of Jesus of Laureana di Borrello datable around the eighth decade of the sixteenth century. Through a stylistic analysis of the identified studies the scholar indicates as their area of origin, Messina, proposing to identify the sculptors in two artists of late southern mannerism, Rinaldo Bonanno for the statue of Oriolo and Andrea Calamech for the artwork of Laureana. Together with the attribution analysis, an iconographic reading of the pieces is offered, opportunely contextualised in the artistic culture of the Catholic counter-reformation and in particular the figurative and stylistic links are proposed with the coeval pictorial production. 



• Egilio Santoro, Marcello Cannata, chierico e artista a Spezzano Piccolo e Macchisi.
Il breve scritto intende rendere noto un importante documento relativo al testamento dettato nel 1635 da Marcello Cannata pittore e chierico originario di un casale di Spezzano Piccolo, casale di Cosenza. Nell’atto notarile l’artista dispone infatti la riscossione del pagamento della grande pala dell’Assunzione della Vergine dell’eponima chiesa spezzanese. Altrettanto importante la notizia relativa al lascito dello stesso artefice degli strumenti di lavoro presenti nel suo studio a Francesco Rizzuto, altro artefice attivo nella stessa area. 

Marcello Cannata, cleric and artist in Spezzano Piccolo and Macchisi.
This short text aims to make known an important document related to the testament dictated in 1635 by Marcello Cannata painter and cleric coming from Spezzano Piccolo, a casale in Cosenza. In the notarial deed the artist has in fact the collection of the payment of the great altarpiece of the Assumption of the Virgin of the eponymous church of Spezzano Piccolo. Equally important is the news concerning the legacy of the artist of the work tools present in his studio to Francesco Rizzuto, another active artist operating in the same area.



• Mario Panarello, Sperimentazioni pittoriche della tarda maniera in Calabria: Marcello Cannata e Francesco Rizzuto.
Partendo da un documento edito in questo stesso contesto e da precedenti ricerche l’autore ha focalizzato alcuni aspetti e alcune figure della pittura tardo-manierista che ruotano attorno a Cosenza e ai suoi casali. L’identificazione di opere sicure del pittore Marcello Cannata, attivo circa sino al 1635, e del suo allievo Francesco Rizzuto, noto attraverso un dipinto firmato e datato, ha offerto la possibilità di riconsiderare tutta una serie di dipinti su tela e di cicli pittorici non particolarmente attenzionati dalla critica e di porla in connessione con gli esiti della pittura coeva meridionale entro la quale si inseriscono seppure con ritardi linguistici. Tangibili i riferimenti con la pittura di matrice fiamminga a Napoli, nonché con gli esiti di Girolamo Imperato e Fabrizio Santafede, fra gli indirizzi pittorici dominanti della cultura figurativa meridionale.

Pictorial experiments of the late-mannerism in Calabria: Marcello Cannata and Francesco Rizzuto.
Starting from a document published in this same context and from previous researches, the author has focused some aspects and figures of late-mannerist painting acting around Cosenza and its casali. The identification of certain certificated works by the painter Marcello Cannata, active until about 1635, and of his pupil Francesco Rizzuto, known through a signed and dated painting, offered the possibility of reconsidering a whole series of paintings on canvas and pictorial cycles not particularly considered by criticism and to put them in connection with the outcomes of southern coeval painting within which they are inserted, also if with some linguistic delays. The references to Flemish painting in Naples are tangible, as well as the figures of Girolamo Imperato and Fabrizio Santafede, among the dominant pictorial directions of the southern figurative culture.



• Antonio Cosentino, Stefano Liguoro: sulle tracce di un artefice napoletano nella città dei Bruzi.
La disamina ha offerto un punto di partenza per lo studio della produzione del pittore napoletano Stefano Liguoro, con la finalità di ricostruirne la parabola personale e professionale. L’incrocio dei dati noti con informazioni inedite ha consentito una lettura organica dell’attività artistica del partenopeo, utile per effettuare delle prime considerazioni, sulle quali sviluppare futuri approfondimenti. L’indagine ha preso l’avvio dal documento attestante l’iscrizione di Stefano Liguoro alla corporazione dei pittori, avvenuta nel 1697, notizia essenziale per inquadrarne non solo l’attività giovanile, ma anche per collocare cronologicamente le successive opere note, purtroppo scarsamente documentate. L’esame condotto ha avuto l’obiettivo di restituire un catalogo dei lavori dell’artista e di svilupparne un’analisi critica, individuandone modelli e soluzioni formali di riferimento. Infine, sulla base di quanto emerso si è cercato di delineare il profilo artistico di Liguoro, nell’ottica di una rivalutazione del suo operato, del quale rimangono ancora aspetti poco chiari.

Stefano Liguoro: on the trail of a Neapolitan artist in the city of the Bruzi.
This paper represents a starting point for the study of the works of the Neapolitan painter Stefano Liguoro, with the aim of reconstructing the personal and professional life of the painter. The combination of the known data with a series of unpublished information has allowed us to obtain a clear image of the artistic activity of the Neapolitan painter, very useful for making some first considerations to be used in future studies. The survey started with the document certifying Stefano Liguoro registration to the guild of painters, occurred in 1697, an essential news to focus not only the youth activity, but also to define the Chronological order of his successive works, unfortunately poorly documented. The studies conducted was aimed at returning a catalogue of the artist’s works and developing a critical analysis, identifying formal models and a better point of reference. Finally, on the basis of what emerged, we tried to outline the artistic profile of Liguoro, in view of a revaluation of his work, of which still remains some aspects which are not clear enough.



• Gianfrancesco Solferino, Partendo da Monasterace… Considerazioni su alcuni scultori del Settecento napoletano. Giovanni Bonavita e Giovanni Antonio Colicci.
Il saggio è incentrato sull’analisi di alcuni brani del patrimonio ligneo scultoreo calabrese di cui, recentemente, nuovi studi hanno restituito dati significativi. La ricognizione effettuata dall’autore prende avvio dal centro ionico di Monasterace, nello specifico da una serie di opere provenienti da edifici religiosi locali, tra cui la chiesa arcipretale e quella di San Nicola di Bari del XVIII secolo. Il testo affronta la lettura in brani artistici di notevole livello qualitativo, quali il busto reliquario di Sant’Andrea d’Avellino e il busto ligneo di San Nicola di Bari, qui rispettivamente attribuiti a Giovanni Bonavita e a Giovanni Antonio Colicci. Precisamente la produzione di questi due artefici del Settecento napoletano, offre a chi scrive la possibilità di sviluppare un’analisi critica e un confronto tra le sculture monasteracesi e alcuni manufatti lignei ubicati sul territorio regionale ed extraregionale. Infine il contributo si propone di mettere in luce il carattere socio-antropologico delle opere d’arte, intese non solo come espressione artistica ma anche come risultato dei coevi frangenti storici e sociali.

Starting from Monasterace ... Considerations on some Neapolitan eighteenth-century sculptors. Giovanni Bonavita and Giovanni Antonio Colicci.
This essay focuses on the analysis of some pieces of the Calabrian sculptural wooden heritage of which, recently, new studies have returned significant data. The study carried out by the author starts from the ionic town of Monasterace, specifically from a series of works coming from local religious buildings, including the archpriest church and that one of San Nicola di Bari of the eighteenth century. The text addresses the reading of some artistic pieces of remarkable quality, such as the reliquary bust of Sant’Andrea d’Avellino and the wooden bust of San Nicola di Bari, here attributed to Giovanni Bonavita and Giovanni Antonio Colicci respectively. Precisely the production of these two craftsmen of the Neapolitan eighteenth century, offers the writer the opportunity to develop a critical analysis and a comparison between the Monasterace sculptures and some wooden artefacts located on the regional and extra-regional territory. Finally, the contribution aims to highlight the socio-anthropological character of the artworks, intended not only as an artistic expression but also as a result of coeval historical and social issues.



• Gianfrancesco Solferino, Appunti, ricerche e ipotesi sulla scultura lignea in Calabria e in Campania tra il XVII e il XIX secolo.
Il saggio offre una serie di riflessioni sulla produzione scultorea lignea tra il XVII e il XIX secolo; la ricerca compiuta, nello specifico, mira a fornire ulteriori dati circa l’operato di alcuni scultori provenienti dalla Capitale e rintracciabili nel territorio calabrese. Questi artefici infatti, seppur strettamente legati all’orbita artistica del Regno, si aprirono alle molteplici richieste dei committenti provinciali, arricchendo con i propri lavori il patrimonio regionale. Precisamente l’autore, per mezzo di serrati confronti e rispondenze stilistiche, tenta di gettare nuova luce su una serie di vicende attributive ancora sospese; inoltre, attraverso preziose testimonianze archivistiche, cerca di contribuire con maggiore esattezza alla datazione delle sculture prese in considerazione. La ricognizione effettuata, infine, si estende ad alcuni manufatti lignei, oggi purtroppo illeggibili poiché intaccati, nel corso del tempo, da grossolani interventi di restauro.

Notes, researches and hypotheses on wooden sculpture in Calabria and in Campania between the seventeenth and nineteenth centuries.
This essay offers a series of reflections on the wooden sculptural production between the seventeenth and nineteenth centuries; specifically, the research aims to provide further data on the work of some sculptors coming from the Capital and traceable in the Calabrian territory. In fact, these artists, although closely linked to the artistic circle of the Regno, opened up to the numerous requests of the provincial patrons, enriching the regional heritage with their works. Precisely the author, by means of close comparisons and stylistic responses, tries to shed a new light on a series of attributing vicissitudes that are still suspended and, through precious archival evidence, tries to contribute in a more accurately way to the dating of the sculptures taken into consideration. The survey carried out, finally, was extended to some wooden artefacts, unfortunately now unreadable because affected, over time, by rough and inappropriate interventions of restoration.



• Francesco De Nicolo, Scultura lignea napoletana dell’Ottocento tra Napoli e la Calabria: il caso di Arcangelo Testa e i suoi modelli.
Il saggio riguarda alcuni aspetti del patrimonio statuario ligneo ottocentesco meridionale, ancora oggi per in gran parte inesplorato. L’intento del contributo è quello di gettare nuova luce su alcuni brani sparsi in particolare nella regione di importazione napoletana che riscosse grande interesse nei centri della provincia del regno napoletano, nonostante la produzione scultorea lignea autoctona fu notevole. L’analisi dell’autore è incentrata in modo specifico su opere riconducibili al napoletano Arcangelo Testa (1786 ca.-1859) scultore che ebbe un ruolo da protagonista nell’arte del legno del XIX secolo. Infine si cerca di tracciare il profilo di alcuni committenti delle opere prese in esame, indagandone il rapporto con gli artisti e l’incidenza nel processo creativo, con l’obiettivo di delinearne il gusto e le preferenze. Pertanto lo scritto si propone di effettuare non solo un’analisi critica dei beni artistici considerati ma intende fornire anche un approfondimento inerente le dinamiche intercorse tra autori e committenti.

Neapolitan wooden sculpture of the nineteenth century between Naples and Calabria: the case of Arcangelo Testa and his models.
This essay covers some aspects of the southern nineteenth-century wooden statuary heritage, still largely unexplored. The intent of this contribution is to shed a new light on some pieces scattered especially in the region of Neapolitan importation which attracted great interest in the centers of the province of the Neapolitan kingdom, despite the local wood carving production was remarkable. The author’s analysis is specifically focused on some works that can be traced back to the Neapolitan Arcangelo Testa (1786-1859), a sculptor who played a leading role in 19th century wooden statuary art. Finally, we will try to outline of the examined works patronage’s profile, investigating their relationship with the artists and their impact on the creative process, with the aim of defining their taste and preferences. Therefore this writing proposes to carry out not only a critical analysis of the considered artworks but aims also to provide an in-depth analysis concerning the dynamics between the authors and their patronages. 



• Pierpaolo Pellegrino, I dipinti di Felice Fiore nella chiesa parrocchiale di Gagliato: brani di cronaca e di storia.
Questo lavoro ricostruisce la storia della decorazione pittorica della chiesa parrocchiale di Gagliato, realizzata nel 1910. L’autore Felice Fiore, che aveva studiato all’Accademia di Belle Arti di Napoli diplomandosi nel 1895, era figlio di Edoardo, un noto ritrattista e pittore popolare che aveva aderito alla scuola di Cortale di Andrea Cefaly. Ai due pittori, attivi nel lametino, non erano certamente ignoti i maggiori interpreti del morellismo calabrese, Carmelo Zimatore e Diego Grillo, che avevano avuto molte commissioni importanti nelle chiese e nei palazzi della regione. A Gagliato Felice Fiore realizzò un intero ciclo pittorico, che comprende le tre grandi pitture collocate su sul soffitto della chiesa, raffiguranti San Nicola, l’Assunta e il Battesimo di Cristo, un quadro raffigurante Santa Cecilia posto sull’orchestra e due pitture murali raffiguranti San Pietro e San Paolo che decorano l’arco maggiore. Nel 1938, un incendio devastò la chiesa di Gagliato e i dipinti furono restaurati dallo stesso Felice Fiore, ormai anziano. 

Felice Fiore’spaintings in the parishchurch of Gagliato: history and chronicles.
This paper reconstructs the history of the pictorial decoration, depicted in 1910, of the parish church of Gagliato. The author Felice Fiore, who had studied at the Academy of Fine Arts in Naples graduating in 1895, was the son of Edoardo, a well-known portrait painter and a popular painter who had joined the school of Cortale headed by Andrea Cefaly. The two artists, active in the territory around Lamezia, knew certainly very well the two major interpreters of the Calabrian Morellismo movement, Carmelo Zimatore and Diego Grillo, who had at that time, many important commissions in various churches and palaces of the region. Felice Fiore depicted in Gagliato a whole pictorial cycle, which includes the three large paintings placed on the ceiling of the church, depicting St. Nicholas, the Assumption and the Baptism of Christ, a painting depicting Santa Cecilia placed on the orchestra space and two mural paintings depicting St. Peter and St. Paul that decorate the major arch. In 1938, a fierce fire devastated the church of Gagliato and the paintings were restored by the same Felice Fiore, at that time an elderly man.



• Furio Pellicano, Arredi e spazi di una residenza feudale. L’inventario del castello di Gioiosa in Calabria Ulteriore del 1776.
Il contributo contiene l’edizione dell’inventario del castello di Gioiosa in Calabria Ulteriore e dei suoi annessi compilato il 14 febbraio 1776 dal notaio Diego Circosta e conservato presso l’Archivio Caracciolo di Arena. Il saggio inquadra la realizzazione del documento nel contesto delle vicende familiari e patrimoniali dei Caracciolo duchi di Soreto e marchesi di Arena; ripercorre la storia del castello gioiosano nel corso dei secoli, proponendone in parte un aggiornamento in base all’analisi della fonte pubblicata, e descrive la conformazione degli spazi e degli arredi del complesso per come essa emerge dalla lettura dell’inventario. 

Furniture and spaces of a feudal residence. The inventory of the castle of Gioiosa in the Calabria Ultra of 1776.
This contribution contains the edition of the inventory of the castle of Gioiosa in Calabria Ultra and its annexes compiled on 14 February 1776 by the notary Diego Circosta and collected at the Caracciolo Archive of Arena. The essay focuses on the realization of the document in the context of the family and property affairs of the Caracciolo, dukes of Soreto and marquises of Arena; it traces the history of the castle of Gioiosa over the centuries, proposing in part an update based on the analysis of the published source, and describes the conformation of the spaces and of the furnishings of the complex as it emerges from the reading of the inventory. 



• Vincenzo Cataldo, Elenco degli oggetti sacri e dei danni subìti dai centri di Castelvetere, Roccella, Mammola e Martone con il terremoto del 1783.
Il drammatico sisma del 1783 provocò migliaia di morti e comportò un cambiamento dell’assetto territoriale e urbanistico in molti centri della provincia di Calabria Ultra. Dal fondo Cassa Sacra dell’archivio di Stato di Catanzaro sono emerse le cosiddette mappe, ovvero verbali compilati per ordine del Vicario Generale Pignatelli volti a registrare lo stato fisico delle chiese, il patrimonio degli oggetti in argento in esse conservati, le condizioni generali dei centri interessati, i prodotti agricoli e i provvedimenti intrapresi a beneficio della popolazione.

A list of the sacred objects and of the damages suffered by the towns of Castelvetere, Roccella, Mammola and Martone due to the dramatic earthquake of 1783.
The dramatic earthquake of 1783 caused thousands of deaths and led to a deep change in the territorial and urban planning in many centers of the province of the so-called Calabria Ultra. From the Cassa Sacra fund of the Catanzaro State Archives, emerged the maps, which were some special documents compiled by order of the Vicario GeneralePignatelli, with the aim to register the real physical state of the churches, the silver objects stored in them, the general conditions of the involved towns, the agricultural products and the measures taken to help the local population.



• Domenico Pisani, Il secondo libro dei conti della regia arciconfraternita di Maria SS. Addolorata di Serra San Bruno. Notizie storiche e artistiche.
La chiesa di Maria Santissima Addolorata di Serra San Bruno è certamente tra più interessanti dell’intero meridione d’Italia. Fu abbellita dagli artisti serresi durante la prima metà dell’Ottocento con opere d’arte provenienti dalla diruta Certosa di Santo Stefano del Bosco, tra le quali spicca l’altare marmoreo di Cosmo Fanzago. La ricostruzione e la decorazione della chiesa si possono seguire attraverso la lettura delle voci contabili, relative all’acquisto o alla produzione di opere d’arte, dei libri manoscritti, relativi all’amministrazione finanziaria della regia arciconfraternita di Maria SS. Addolorata di Serra San Bruno. Il secondo libro, a cui questo lavoro si riferisce, fu compilato dai confratelli tesorieri dall’anno 1833 al 1880, mentre il primo libro è già stato oggetto di studio dello stesso autore, pubblicato su un precedente numero della rivista “Esperide”. Attraverso l’esame del volume si possono ricostruire le opere di montaggio degli altari laterali di marmo, la costruzione dell’organo, la decorazione a stucco e, soprattutto, l’edificazione della chiesa del cimitero. Tra le notizie più interessanti spicca quella relativa ai pezzi della statua equestre raffigurante Ferdinando I di Borbone, scolpita da Angelo De Vivo ed eretta a Pizzo dopo la cattura di Gioacchino Murat, distrutta dai Garibaldini nel 1860, e successivamente comprata dall’Arciconfraternita.

The second book of the accounting entries of the Arciconfraternita of Maria SS. Addolorata of Serra San Bruno. Historical and artistic focuses.
The Church of Our Lady of Sorrows of Serra San Bruno can be certainly considered among the most interesting churches in the entire southern part of Italy. It was embellished by the artists of the territory around Serra normally known with the name of Serresi, during the first half of the nineteenth century with a great number of works of art, including the marble altar of Cosmo Fanzago, coming from the ruinedCertosa di Santo Stefano del Bosco. The work of reconstruction and decoration of the church can be studied by reading the accounting entries, relating to the purchase or production of artworks or manuscripts, related to the financial administration of the Arciconfraternita of Maria SS. Addolorata of Serra San Bruno. The second book, to which this work refers, was compiled by the brother treasurers from the year 1833 to the year 1880, while the first book has already been studied by the same author, in a research published in a previous issue of the magazine “Esperide”. Through the examination of the volume we can reconstruct the assembly works of the marble side altars, the construction of the organ, the stucco decoration and, above all, the construction of the church of the cemetery. Among the most interesting news stands the one concerning the pieces of the equestrian statue depicting Ferdinando I di Borbone, sculpted by Angelo De Vivo and erected in Pizzo after the capture of Gioacchino Murat, destroyed by the Garibaldini in 1860, and finally bought by the Arciconfraternita.



• Anna Arcudi, Gli stucchi della chiesa di S. Maria Assunta di Cirella di Platì. Restauro conservativo e prime considerazioni sulla tecnica esecutiva.
Il saggio intende offrire una visione d’insieme del ciclo decorativo in stucco della chiesa di Santa Maria Assunta di Cirella di Platì, soprattutto alla luce dei recenti interventi di restauro che ne hanno interessato la superficie. I lavori, che hanno preso avvio dalla cupola e dal tamburo, estendendosi verso l’abside, il coro e la cappella laterale di San Rocco, presto lambiranno anche l’area l’altare maggiore e la cappella laterale intitolata a Santa Maria del Carmelo, nell’ottica di una ricostruzione di una storia artistica ancora priva di significativi dati documentali e d’archivio. Gli interventi di rifacimento, seppur parziali, e le evidenti condizioni di degrado subite nel corso del tempo non hanno intaccato i caratteri originari degli stucchi, permettendone la salvaguardia e il recupero. La strada, però, verso una piena riappropriazione della vicenda artistica legata al ciclo decorativo in questione resta ancora sospesa, in attesa che nuovi studi possano fornire ulteriori dati utili. 

The stuccoes of the church of S. Maria Assunta di Cirella of Platì. Conservative restoration and first considerations on the executive technique.
This essay intends to offer an overview of the decorative stucco cycle of the church of Santa Maria Assunta di Cirella of Platì, especially in the light of the recent restorationworks that has affected its surface. The works, which started from the dome and the tholobate, extending towards the apse, the choir and the side chapel of San Rocco, and that will soon be extended to the area of the high altar and of the side chapel dedicated to Santa Maria del Carmelo, in the perspective of a reconstruction of an artistic history still lacking in significant documentary and archival data. The interventions of remaking, even if partial, and the evident conditions of degradation suffered in the course of time have not affected the original characteristics of the stuccoes, allowing their preservation and recovery. The road, however, towards a full re-appropriation of the artistic event linked to the decorative cycle in question is still suspended, waiting for new studies to provide further useful data.

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