sabato 11 aprile 2020

Esperide: una rivista scientifica per valorizzare i beni culturali. Intervista al direttore Mario Panarello


di Enea Rotella 

Le Esperidi secondo la mitologia greca erano custodi del giardino dei pomi d'oro. Nell'undicesima fatica Eracle aiutò Atlante a reggere il cielo a patto che gli portasse dei frutti provenienti dal giardino dei pomi d'oro. Così accadde. Atlante avendo assaporato la libertà per non dover più reggere il cielo, decise che non lo avrebbe più sorretto. Eracle utilizzando l'astuzia gli rispose che le punte delle montagne gli pungevano le spalle e chiese aiuto ad Atlante per sistemare meglio il carico. Il titano ingenuamente accettò, posò i pomi d'oro sul suolo e resse il cielo per qualche attimo. Eracle libero dal fardello, prese le mele e scappò. Da questa leggenda si ispira l'intero operato della rivista di beni culturali calabresi Esperide. Basterebbe sfogliare ogni singolo volume, pagina dopo pagina per percepire la qualità dell'operato, tant'è che è stata inserita nell'elenco delle riviste scientifiche dell'Anvur, ente pubblico supervisionato dal Miur che valuta la qualità delle ricerche. Rivista diretta dallo storico d'Arte Mario Panarello con vicedirettore lo storico d'Arte Domenico Pisani che insieme ai loro autorevoli collaboratori, da anni cercano di cogliere i pomi d'oro che questa terra ci ha lasciato. 



- Direttore Mario Panarello, può tracciare brevemente una linea guida sulla sua persona e la rivista Esperide?

Sono architetto laureato al Politecnico di Milano e successivamente ho conseguito un dottorato in Beni Culturali a Reggio Calabria. Nel 2006 mi sono laureato una seconda volta in Lettere Moderne a Roma. Dal 2007 ho insegnato a contratto all'Unical di Cosenza per poi conseguire l'idoneità di professore associato. Oggi insegno a contratto all'università di Reggio Calabria. La rivista è nata nel 2007 per uscire con il primo numero l'anno seguente. In Calabria mancava una rivista scientifica sui beni culturali. Esperide vuole puntare l'attenzione sul patrimonio artistico calabrese in connessione alle dinamiche più complesse legate alla circolazione delle arti e degli artisti nel contesto meridionale. È una sfida in una regione con un patrimonio culturale azzerato dal punto di vista identitario, per tutta una serie di ovvi motivi. Uno dei nostri obiettivi è riaccendere i riflettori con una rivista scientifica che possa diventare perno in Calabria di qualcosa. Questa regione fa fatica a diventare perno, centro di qualcosa, perché dobbiamo sempre rivolgerci altrove. Esperide con le sue duecentocinquanta pagine per volume, esce semestralmente con grandi sforzi e punta ad essere un riferimento per gli studi meridionali.


- L'ultimo numero uscito di cosa tratta?

Raccoglie diversi contributi sulla scultura del '500, sulla pittura dei primi del '600 così come sulla scultura lignea napoletana, dal '500 in poi. L'ultimo numero fa luce su opere nuove, su artefici sconosciuti mai prima studiati e che oggi sono noti attraverso una prima ricognizione di raccolta di opere. Ci sono diversi articoli di archeologia, uno di questi racconta degli scavi eseguiti dove oggi sorge la Cittadella Regionale. Un numero ricco e interessante così come il prossimo che sarà in uscita a gennaio 2019.


- In merito ai siti ed alle varie opere d'arte in Calabria, qual è il livello di fruibilità da parte dei cittadini?

In Calabria si registra un'oggettiva difficoltà, eccetto alcune luoghi conosciuti ed acclarati. Attorno al patrimonio artistico c'è un vuoto, un'indifferenza. Se non si costruisce una consapevolezza collettiva non si può pensare di dare rilevanza a questi siti. Non sono le opere che ci dichiarano il loro valore, ma siamo noi che dobbiamo conferirgliela attraverso l'analisi storica e critica. 


- Tre luoghi o opere che ogni calabrese dovrebbe conoscere e vedere.

Per quanto riguarda la parte moderna, la chiesa di San Domenico a Taverna con la pinacoteca pretiana. Così come anche Cosenza che è uno scrigno prezioso con le sue chiese. A Terranova di Sibari vi è un teatro di fine Seicento che è un gioiello. Se lo avessero avuto altre realtà nazionali lo avrebbero valorizzato maggiormente. Un luogo che neanche i cittadini conoscono e che ospitò il re Carlo di Borbone, in passaggio durante uno dei suoi viaggi. Quando si fermò in questo teatro, in suo onore venne data una rappresentazione teatrale che conteneva ben cinque scenografie di Giuseppe Cappelli, uno degli allievi più importanti della famiglia Galli di Bibbiena. E ho detto tutto. Oggi esiste solo la facciata in completo abbandono.


- Quale potrebbe essere una soluzione affinché anche il resto del Paese possa venire a conoscenza di questo enorme patrimonio artistico?

Un obiettivo collettivo da parte delle amministrazioni, università, studiosi e associazioni. C'è una scollatura profonda tra questi reparti. Ci dovrebbero essere obiettivi comuni così come mostre importanti che per noi risulterebbero fondamentali in un territorio così depresso. Sempre che venga organizzata in un certo modo. Ci sono periodi storici sconosciuti ai più, non valorizzati come ad esempio la cultura del Rinascimento calabrese e i vari personaggi illuminati e artisti importanti che hanno operato in questo territorio. Tutto questo si fa a fatica studiare e le ricerche sono difficili. Non esiste ad oggi un obiettivo organico.


- La sensazione è che in Calabria ci sia ancora un tesoro nascosto.

A volte, nel momento in cui sviluppo lo studio, vengono fuori una serie di aspetti così importanti che io stesso mi meraviglio. Prendiamo ad esempio villa Caristo a Stignano (RC) che oggi viene anche utilizzata per ricevimenti e matrimoni, è un gioiello, un edificio con una storia strepitosa che va al di là della cultura italiana toccando quella europea.


- Lei ha accennato a ricevimenti e matrimoni, gli stessi che vengono celebrati anche in altre realtà artistiche nazionali importanti come a d esempio la Reggia di Caserta. Lei trova sensato che questi spazi storici vengano utilizzati in questo modo?

Potrebbe essere un modo diverso per portare le persone in questi luoghi. Bisogna capire se sono invasivi o rispettano il bene.


Tratto dall'articolo di Enea Rotella pubblicato il 14 Novembre 2018 sul sito https://www.calabriaonweb.it

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